Nel corso delle ultime decadi, dati epidemiologici nazionali ed internazionali relativi alla prevalenza dei disturbi mentali hanno evidenziato una crescente tendenza alla comorbilità per abuso di e dipendenza da sostanze. Vari disturbi psichiatrici (ad esempio, i disturbi psicotici, quelli dello spettro bipolare e i disturbi di personalità gravi) si accompagnano sempre più frequentemente, soprattutto nei soggetti giovani e nelle fasi più precoci di malattia, a fenomeni di assunzione di sostanze da abuso e/o di dipendenza da sostanze, al di là della pur frequente coesistenza di dipendenze comportamentali di vario genere (dal gioco d’azzardo patologico alle dipendenze sessuali, dalla dipendenza da esercizio fisico a quelle legate al mondo delle tecnologie digitali, etc.). Nonostante l’evidenza clinica e scientifica della costante crescita del fenomeno della “doppia diagnosi”, la percezione degli psichiatri e degli operatori della salute mentale è ancora ridotta in Italia, soprattutto in relazione alla crescente complessità del fenomeno. In vari contesti regionali, sono stati promossi processi di integrazione tra le attività dei servizi di salute mentale e di quelli dedicati alle dipendenze; tuttavia, le modalità esecutive di tali iniziative sono state spesso declinate prassi operative e approcci teorici differenti, lasciando ancora viva l’esigenza di facilitare le sinergie operative tra i due ambiti disciplinari e, al tempo stesso, di rispondere più adeguatamente ai problemi organizzativi e formativi che la transizione verso una reale integrazione comporta.
Sebbene, siano molti i punti di contatto tra i servizi dedicati alla salute mentale e quelli dedicati alla gestione delle dipendenze patologiche rispetto, ad esempio, all’operatività della presa in carico, nelle condizioni cliniche routinarie tutt’oggi più spesso emergono differenze su aspetti clinici e organizzativi cruciali quali, ad esempio, i trattamenti senza consenso, le linee-guida per i trattamenti psicofarmacologici o psicosociali.
L’elevata pregnanza in termini culturali e interpersonali dei due ambiti clinici e la comune necessità di attingere tanto alla prospettiva medica quanto a quelle psicologica, umanistica, sociologica naturalmente demandano alla psichiatria sociale il compito di contrarre lo iato tra i due contesti clinici e ridurre i rischi di un processo di integrazione che non può riassumersi in un superficiale accorpamento e non deve condurre all’impasse organizzativa. Il fine di questo incontro è primariamente quello di fornire un terreno di confronto attivo tra operatori del settore e esperti del campo allo scopo di realizzare una reale integrazione delle conoscenze e favorire la creazione di codici culturali e scientifici comuni nella gestione dei disturbi mentali in associazione con l’abuso e la dipendenza da sostanze.